La nostra storia

La storia di Scienza per Amore è una storia di lungo corso, quasi trent’anni: quella di un’associazione con fini umanitari i cui soci hanno imparato che l’impegno per la realizzazione di una “utopia” passa anche attraverso un percorso di diffidenza e incomprensione.

Nessuno di noi aveva la benché minima idea della direzione che avrebbero preso gli eventi quando, nel lontano 1984, cominciammo a frequentare la “palestra”.
Molti di noi vivevano allora l’età tipicamente giovanile della gioia e della curiosità, con la voglia di scoprire nuovi orizzonti, alcuni freschi di laurea e, quasi per gioco iniziammo a seguire i corsi dell’associazione C.S. Maya: Meditazione, Yoga, arti marziali. La prima associazione, nata su iniziativa del professor Speranza, offriva questo genere di corsi e, per i più audaci, c’era anche la dieta naturobiotica. Furono anni di “espiazione” per alcuni, in regime dietetico prolungato ad “azuki ed alga kombu”, e di risanamento per altri che si presentavano con la schiena dolorante e pieni di acciacchi.

In seguito, nel 1992 le associazioni si diversificarono con la nascita della associazione U.S. Maya per lo sport, e di R.E. Maya per il recupero e l’educazione delle categorie vulnerabili.
Le due associazioni portarono lo yoga a titolo gratuito nelle scuole, nelle carceri e nei centri di cura con successo, tanto che l’iniziativa continuò per diversi anni.

Negli stessi anni una parte dei locali siti a Montesacro, dove si svolgevano le attività associative, venne adibita a struttura semi residenziale per l’accoglienza dei tossicodipendenti. Non è stato un periodo solo “impegnato” ma anche piacevole e ricco di attività divertenti, tra le quali il teatro. I ragazzi problematici che passavano di là, distribuivano spontaneamente il loro carico di problemi, tra le tante proposte delle associazioni.
Le richieste di accoglienza aumentarono e nel 1992 venne aperta una struttura residenziale ad Acilia, per volere di Madre Teresa di Calcutta. Dopo l’incontro e l’intesa con il Sig Speranza, ella decise infatti di affidargli la struttura. Il prof. Speranza intanto continuava a tenere lezioni sullo Yoga, sulla natura delle cose… più che altro chiacchierate semplici e divertenti, ma che facevano riflettere tutti, dal professore alla casalinga. Era per noi un momento di raccoglimento e di condivisione, da cui ognuno traeva le proprie conclusioni. Anche per queste ragioni si formarono naturalmente dei piccoli gruppi di studio, che nel tempo raccolsero molto interesse e arrivarono a produrre diversi testi.
Questo primo confronto con realtà difficili non coinvolse tutti i soci, naturalmente. La forte eterogeneità delle persone, e la grande libertà di scelta che ha sempre caratterizzato la vita associativa, hanno senz’altro differenziato le esperienze di ognuno di noi. Alcuni hanno dedicato interamente la loro vita ai ragazzi affidatici, altri hanno preferito rivolgere la loro attenzione interamente agli studi, qualcuno è rimasto come semplice uditore.

Così, nonostante la incredibile diversità, nel giro di pochi anni l’identità dell’associazione prese forza del tutto naturalmente… Eventi e persone in connessione le diedero forma.
Tra queste c’è il principe Bersenji Abukar Suldan Ahmed, profugo somalo, rappresentante del popolo Afgoi, approdato dopo varie peripezie alla nostra casa famiglia. In questa struttura Abukar, insieme ad alcune famiglie somale, fu a lungo nostro ospite, dopo esser fuggito dalla Somalia in seguito allo sterminio dei suoi familiari.
Sensibilizzati dalla testimonianza viva dei profughi, dalle loro richieste di aiuto, l’attenzione dei soci si rivolse sempre più alla situazione economica e sociale dei Paesi africani più poveri. Al fine di individuare le modalità di intervento migliori per fronteggiare le situazioni di crisi, gli studi si ampliarono confluendo in un progetto più vasto, denominato successivamente Pluriversity. Insieme al nostro “contenitore scientifico” nacquero in seguito altre associazioni, dedicate ai diversi settori in ampliamento, in particolare la filatelia, il motociclismo d’epoca e l’antiquariato.

Intanto le attività svolte dall’Associazione presero un respiro internazionale, a cominciare da quelle in favore dei profughi sia presso l’ambasciata somala a Roma che nella loro terra.

Nel contempo, il Prof. Speranza, fondatore delle Associazioni e al tempo loro legale rappresentante, cominciò ad interessarsi a nuove tecnologie per la produzione di alimenti ad alto profilo nutrizionale, ottenuti anche sfruttando quelle parti che l’industria tradizionale considerava meramente sottoprodotti. Un approccio, che ben 15 anni dopo sarebbe divenuto noto a tutti gli economisti come “economia circolare”.
Allo stesso tempo iniziammo a contattare scienziati e ricercatori le cui attività promettevano sviluppi interessanti nel campo della fisica, dell’ingegneria, della medicina e dell’agricoltura. Così nei primi anni del 2000, il progetto contenitore dei nostri interessi e studi multidisciplinari, il già citato Pluriversity, organizzò laboratori e seminari invitando numerosi scienziati. Alcune tra le applicazioni tecniche presentate in ambito agronomico, alcune sembravano particolarmente adatte ad essere impiegate nei Paesi poveri per restituire ai popoli un’autosufficienza economica. Nel 2009, dopo molti anni di lavoro, il lavoro intrapreso nel campo delle tecnologie alimentari approda alla realizzazione delle prime unità industriali e al deposito delle domande di brevetto di quella che oggi è nota come tecnologia Hyst. Comincia anche a delinearsi il progetto Bits of Future, con la manifestazione di interesse dei primi paesi africani, Senegal e Somalia. Questo è il punto in cui la nostra storia iniziò ad ingarbugliarsi, a subire un’accelerazione inaspettata, travolgente…

Nel 2009, infatti, in seguito alle denunce deposte contro la nostra associazione ed il suo promotore, arrivarono le perquisizioni nei nostri uffici ed il sequestro dei beni appartenenti ai soci, francobolli, oggetti di arte, la collezione di moto e persino gli impianti Hyst in Italia che erano già stati presentati ai rappresentanti dei paesi Africani. L’associazione si frattura malamente tra coloro che credono nelle accuse secondo le quali i progetti umanitari dell’Associazione sarebbero solo gli strumenti di una truffa e coloro che, pur frastornati, continuano a lavorare per quello in cui credono.
Mentre la stampa nazionale cavalca le fantasiose ipotesi accusatorie, il Direttore Generale della FAO si complimenta con l’Associazione per il lavoro svolto! Mentre si snodano le udienze del processo, l’Unione Africana accetta l’Associazione come partner per la realizzazione di interventi per la lotta alla fame. In tutto questo l’Italia pare essersi isolata dal resto del mondo.
Nel 2017, dopo sette anni di persecuzione, la caccia alle streghe termina e tutti gli associati imputati vengono assolti con formula piena.

Contestualmente il primo impianto Hyst destinato al progetto Bits of Future parte per l’Africa. Il resto della storia sarà scritto dagli impianti Hyst che giungeranno in Africa e nel resto del mondo.